Lezione di tenebra

foto di Laura Cignoli
foto di Laura Cignoli

di Claudio Agosti

Alcune riflessioni personali, dei ricordi e una visione dalla profesta.

La caduta degli universi siderali si compirà

- come la Creazione – con imponente bellezza

Blaise Pascal

Quando mi capita di entrare in un centro commerciale (perché sì, ogni tanto ci vado), mi sento alienato. Da qui l’idea di avvicinarmici, in questo cammino di esplorazione che abbiamo chiamato profesta, come un alieno, un po’ come la voce narrante di Werner Herzog in “Apocalisse nel deserto” (il cui titolo originale tradotto sarebbe “Lezioni di tenebra”).

Ci avviciniamo a piedi, con difficoltà per attraversare i parcheggi, lastre di asfalto poco accessibili e attraversabili per i camminatori.

All’ingresso del primo centro commerciale un uomo della sicurezza ci ferma: la nostra bandiera, non può entrare. Sarebbe pubblicità, ci dicono.

In principio

C’era il sole, che nel periodo intorno al solstizio d’inverno doveva sembrare sparire ai nostri antenati, e andava quindi adorato per ingraziarselo, per far sopravvivere la luce. Poi sono venuti gli dei, tra cui quelli che incarnavano il sole, Ra, Mitra e altri ancora. Quando poi si volle instaurare una nuova religione, il cristianesimo, si mantennero riti e tradizioni, ma si cambiò il contenuto.

Ora mi pare sia avvenuto un altro cambio di religione: il culto più diffuso sembra essere il capitalismo, i manichini che ci guardano dalle vetrine sono simulacri, statue. La festività principale è sempre il natale. Il nuovo rituale: lo shopping.

Uno dei centri commerciali attraversati si chiama, pretenziosamente, “Continente”. Ma è un continente fatto di isole e isolati, semi vuoto.

Camminando, con occhi di alieno, sembra di avvicinarsi a cattedrali, templi del dio denaro. Pagode, cupole, torri. Siamo re magi, venuti non a adorare ma a odorare, il marcio? Siamo stati cacciati, in quanto non mercanti?

All’interno, fedeli in coda, in religioso chiacchiericcio con la loro offerta, in attesa di avere la loro particola (nel senso di piccola parte) in questo banchetto osceno, allestito per l’occasione da uno dei molti messia del consumo, vestito da pagliaccio imbonitore che proclama: venite e mangiate tutti, questo è il mio corpo, in offerta speciale per voi.

Chi ci ferma per chiederci chi siamo e cosa facciamo, sono soprattutto le presentatrici dei vari banchetti allestiti in questo periodo, ulteriori negozi nel negozio. Spesso lavoratrici occasionali con speranze di qualcosa di meglio, che raccolgono soldi per gli studi. Una si definisce “schiava”, e si complimenta con noi per il nostro cammino, dice che in futuro camminerà con noi.

Tutto è dato per scontato, specie in periodo di saldi. Cosa dobbiamo scontare?

C’è chi resiste, chi sta al di fuori di questa logica e bisogna ricordarlo. Come chi ci ha offerto ospitalità gratuita, senza chiederci nulla, nemmeno chi siamo.

Il dio denaro è spietato coi suoi fedeli, e si sta avvicinando la sua apocalisse. In un momento dove il cibo abbonda, avanza e diventa scarto, c’è chi soffre la fame. Non è il cibo a mancare, ma il denaro, ovvero carta e metallo non commestibili. Tutto questo non può durare.

I bambini fanno girare le palle

Per secoli, fosse il sole o il figlio di dio, al solstizio d’inverno si è festeggiata una nascita, un bambino. Dove sono i bambini in questi tempi, in questi templi? Sono oggetto di marketing, sono cuccioli di consumatore.

A Mapello, sopra il centro commerciale, c’è un asilo.

A Curno c’è una sorta di parco preistorico, con dinosauri e scivoli.

A Stezzano i bambini vengono infilati in sfere di plastica, che fanno ruotare in una piscinetta, come criceti. Mi sembrano spermatozoi inespressi, isolati e intrappolati in bolle, come chiunque qui dentro.

A Orio c’è un’area gioco, dove tutti i giochi sono a pagamento e chiedono insistentemente a chi ci sale senza pagare l’obolo: “Ciao, hai messo la moneta?”. Tutto è in offerta ma niente è offerto, niente è gratuito. Non a caso lì vicino ho avuto una sorta di visione, una dispercezione: vicino ai giochi c’è una macchinetta cambia denaro. Sul cartello che dice “distributore di gettoni” leggo, invece, “distributore di sogni”. Forse questo è il grande inganno della nuova religione, dietro il velo, la maschera di distributore di sogni si nasconde uno spacciatore di bisogni.

La citazione in esergo, non è realmente di Pascal, ma di Herzog che l’ha posta all’inizio del film di cui parlavo in apertura. Una finzione che rivela più della realtà.

Che dire, dunque? Con il nostro piccolo cammino, e ancora di più con quello più grande che è iniziato con la fondazione della Repubblica Nomade, credo che noi siamo la dimostrazione, coi nostri passi e con le persone che abbiamo incontrato, di un’alternativa possibile al sistema in cui siamo immersi. Si può annegare, possiamo nuotare.

Ora è tempo di ripiegare il sacco a pelo, di riporre lo zaino. In quell’armadio a portata di mano, quello che non resta mai chiuso troppo a lungo.

 

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