Diario del cammino#4 da Sorgono a Gavoi

di Roberta Medini.

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Da Sorgono ad Ovodda.

Lost in Barbagia, ci siamo persi in Barbagia, ci siamo incantati in Barbagia, Gesuino che lascia il campo per accompagnarci, ammorbidire recinzioni, scavalcare cancelli, che meraviglia questa Barbagia! Siamo quasi arrivati: un gruppo fa strada, un gruppo fa sentiero, manca poco, allora faccio sentiero. Ci siamo persi? Ma no, per di qua, forse per di là, rovi, rovi, rovi, rovi… Ecco la strada, finalmente! Ma quanto manca ancora al paese? Saremo vicinissimi, eh, abbiamo camminato almeno altre due ore, eh, no, mancano ancora più di 3 chilometri. Ah. Ecco. La prossima volta faccio strada.

La sera, cena al novenario di San Pietro, certo che in un posto così, la festa della Repubblica Nomade, è pronto, si mangia! Il compleanno di Tobia, il coltello Pattada, i funghi raccolti in cammino, li cuciniamo, forse, anche sì, oppure no. Dormire fuori, accanto al braciere acceso, chiudere gli occhi ed è già mattina, si parte, fotooooo!!

Da Ovodda a Fonni.

Un gruppo fa asfalto, un gruppo fa sentiero. Io, asfalto. Ho bisogno di tempo per: me, doccia, bucato, spesa, dormire. Nuovi arrivi e partenze. Le partenze mi rattristano sempre un po’.

Fonni e le sue bellezze: la chiesa, la cripta, i murales, i balli e la musica, tutti per noi. Ma che bravi! Che emozione! Ma che fanno? Ci invitano a ballare? No, no, grazie, io no, non posso, non riesco, non credo, ho due piedi sinistri! Anton invece, ci va! Che ridere!

E poi si cena, sempre una meraviglia, tutti insieme, saluti, abbracci, nanna.

Da Fonni a Orgosolo.

La partenza, il solito drammatico ritardo, però da domani, basta, puntuali!

Quanti chilometri oggi? Strada? Sentiero? Bar? Salita?

Caldo. Salita. Sì, quelli c20150627_201820i sono. Pausa calzino, merenda, alberi che sembrano incantati. Noi, sempre più incantati. Si vede Orgosolo, allora manca poco! No, ci sono ancora, circa, 3 chilometri, a dove dobbiamo andare. Circa. Che poi erano 5. Fila per la doccia, bucato, riposare.

Son venuti a prenderci, andiamo a vedere i murales, che parlano di lotta, di storia, di persone, di luoghi fisici e non. Certo che fare qui un murales della Repubblica Nomade. Chissà. Forse. Perché no.

Cena insieme, magnifica, offerta, condivisa.

Da Orgosolo a Nuoro.

Sono pochi chilometri. Però fa già caldo. Però è salita. E Nuoro dov’è? Si vedeva fino ad un attimo fa! Curva, tornante, salita, curva, tornante, salita, curva, tornante, ancora salita, poi, eccola lì!

A Nuoro sosta: qualcuno mare, qualcuno canyon Su Gorropu, qualcuno casa editrice Illisso, qualcuno musei, qualcuno relax, che poi è bucato, sistemare lo zaino, fare la spesa, ricerca souvenir, dormire.

La sera riunione, il compleanno di Carolina, cenare al buio nel piazzale davanti alla palestra, poi a letto, non troppo tardi, che domani ci si sveglia presto.

Da Nuoro a Orotelli.

Ci sono momenti, che proprio no. Ci sono momenti, che, su, dai, anche sì. Guardare avanti, guardarsi indietro. Guardare indietro, chi è rimasto indietro? A volte bisogna dividersi. E cambiare strada. Bisogna arrivare. Poi c’erano Maria Lai e Salvatore Cambosu. Che non ci sono più. Anche loro.

Da Orotelli a Orani.

Le ragazze di Geodea che ci accompagnano, il museo Nivola, la Croce Verde. Dimentico qualcosa? Non si riesce a ricordare tutto. Qualcosa bisogna scordare. Per forza.

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Da Orani a Mamoiada.

Qualcuno fa sentiero, salita al santuario, discesa, Mamoiada, autobus fino a San Cosimo.

Qualcuno fa asfalto, che poi, di asfalto, quasi non ce n’è, Mamoiada. E qualcuno ancora Mamoiada, San Cosimo.

“Ma voi siete i camminatori che stanno attraversando a piedi la Sardegna?”

“Certo! Siamo noi!”

“Complimenti!”

E se è una bambina di dodici anni a dirtelo, con gli occhi sgranati ed increduli, un sorriso, che non ti dico, bhe, allora…

Allora io a San Cosimo ci vado a piedi: caldo, salita, spingere sui passi, spingersi quasi al limite, sentire la stanchezza, per non sentire i pensieri. San Cosimo però è proprio meraviglioso, ripaga qualsiasi fatica, ci si potrebbe stare, noi altri, dico, in un posto così! Ci vengono a prendere, andiamo al museo delle Maschere, al museo Mater, poi c’è il compleanno di Alida, la cena offerta, la musica.

Da Mamoiada a Gavoi.

Come si fa, che oggi si arriva? Come si fa, che son passati tutti questi giorni, che sembrava ieri che partivo?

Come si fa a far durare questi ultimi 8 chilometri, all’infinito? Che però, voglia di arrivare, un po’, ne hai, per vedere com’è, il festival, siamo anche in quaranta, con le bandiere, insomma, ci tocca.

Gavoi.

Certe cose non si possono quasi raccontare, anche in foto, non rendono.

Immagina più di un mese, lo spaesamento, gioie e dolori, la stanchezza, giusto un po’, anche di quella, l’emozione, avvicinarsi e sentire il suono meraviglioso di una voce, unica, che poi una non è, ma sono cinque, quella melodia, sempre più forte, ti accompagna verso una piazza gremita di persone, che io non ci sono mica abituata, ma quanti sono? Ma son qui tutti per noi?

Ho la pelle d’oca, un nodo in gola. Non lo scorderò mai. Mai. Giuro. Fin che campo. Grazie!

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