UN SALUTO. Alla fine del cammino, all’inizio…

Di Antonio Moresco

Cari amici,

sono appena tornato a casa dopo le ultime cinque tappe campane, faticose e intense, e vi scrivo a botta calda per ringraziarvi. Senza di voi non ci sarebbe stata questa piccola impresa e questo sogno. Abbiamo vissuto per un po’ dentro lo stesso sogno e ci siamo lasciati con la prospettiva di ritrovarci dentro un sogno più grande, che abbiamo chiamato Stella d’Italia.
No so voi, ma io sono alle prese con la malinconia che ti assale dopo uno sforzo del corpo, della mente e del cuore così prolungato e intenso.
Sono contento, prima di tutto, che nessuno dei 600, 700 camminatori che si sono avvicendati si sia fatto male durante questo lunghissimo viaggio preparato e affrontato di slancio e con quel po’ di incoscienza senza la quale non si fa nulla, nonostante le tappe lunghe, i percorsi a volte difficili ed estenuanti attraverso montagne e boschi e stradoni roventi e pieni di traffico. E che lo svenimento dovuto alla stanchezza, al caldo e alla mancanza di sonno toccato a Paolo durante l’ultima tappa lungo una strada di campagna assolata si sia risolto bene. Portato via in barella, su un’ambulanza, e ricoverato al più vicino ospedale, dopo due flebo e un po’ di riposo è ritornato tra di noi fresco come una rosa.
Ringrazio in modo particolare la Cascina Cuccagna di Milano, da dove siamo partiti, e il Centro Hurtado di Scampia per l’indimenticabile accoglienza, che ha fatto venire fuori alla fine un po’ di quella follia che era nella natura di questa impresa fin dall’inizio.
Ci sono stati anche errori e mancanze che – con l’aiuto e la responsabilità di tutti – cercheremo di eliminare o ridurre la prossima volta. Magari ce ne saranno degli altri, ma speriamo che almeno non siano gli stessi.
Adesso non ci vedremo più per un po’, non ci vedremo camminare lungo salite e discese, né raccoglierci sotto l’unica pianta lungo una strada assolata, né bivaccare a piedi nudi in qualche posto del mondo mai visto prima, né girare di notte come sonnambuli nelle camerate dei conventi o alle 6 di mattina attorno ai lavandini. Ma, se continueremo a tenere in vita il nostro blog con testimonianze e racconti in attesa che riprenda a girare a mille alla vigilia della nostra nuova pazzia, non ci separeremo del tutto.
Ho l’impressione che si siano incontrate e selezionate lungo questo camino persone speciali che non hanno avuto paura di saltare il fosso, che non si perderanno e a cui se ne aggiungeranno altre, per dare vita a nuove imprese a prima vista impossibili ma proporzionali all’epoca che stiamo vivendo.
Per quanto mi riguarda, ho camminato per 18 tappe e – facendo un rapido conto dei percorsi che si sono rivelati sempre più lunghi di quello che dovevano essere sulla carta – ho percorso a piedi intorno ai 500 chilometri. “Che traccia lascerà tutto questo nel tuo futuro lavoro di scrittore?” mi ha chiesto Fabio dopo che, sulla via del ritorno, ho passato la notte a Roma sul divano della sua casa, senza sentire la sveglia per l’enorme stanchezza. “Non lo so” gli ho risposto. Però capisco, però sento di non essermi spostato solo attraverso uno spazio orizzontale ma di essermi addentrato anche in qualcosa che ha a che fare con un’altra dimensione.
Io non sono una persona estroversa e non sono forse riuscito, in certe occasioni, a esprimere agli altri le mie emozioni durante il cammino. Ma questo non significa che non le abbia provate. Adesso vorrei almeno dirvi che mi mancherà tutta questa libertà che abbiamo vissuto e che ci siamo conquistati, che mi mancherete.

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7 thoughts on “UN SALUTO. Alla fine del cammino, all’inizio…

  1. MARIA GRAZIA PUTZOLU scrive:

    CARISSIMO ANTONIO MORESCO
    HO CAMMINATO SPIRITUALMENTE CON VOI SEGUENDOVI OGNI GIORNO,
    CONGRATULAZIONI E UN CARO ,SALUTO DALLA SARDEGNA CON L’AUGURIO DI POTER
    ESSERE PARTE ATTIVA E VIVA NELLA PROSSIMA IMPRESA
    CORDIALMENTE BUON CAMMINO DELLA VITA
    MARIA GRAZIA PUTZOLU

  2. Beatrice Bertolo scrive:

    Caro Antonio,
    grazie di cuore. Non sono riuscita a scambiare molto con te, ma avrei voluto farlo, solo che non trovavo parole. Come faccio fatica a trovare parole per esprimere tutto quello che questo camminare ha messo in moto dentro me, continuamente sommersa da emozione profonda al leggere quanto questi miei, nostri compagni di viaggio-Amici-ma anche di più, fratelli e sorelle – sentono e condividono.
    Sentirti usare parole “grosse” immense, quali sogno, amore, fratellanza mi ha fatto rendere conto di quanto a volte mi manchi il coraggio di usarle, e così venga persa la possibilità di smuovere, cambiare, lasciare un segno, e di quanto venga soffocato il sentire profondo. Perchè in queste parole, in quello che queste parole significano e rappresentano, io credo profondamente, ma non lo ricordavo più, non le mettevo più a “rendere gravida la realtà”.
    Questo cammino insieme ha spolverato l’anima, aperto finestre, portato il cuore in palmo di mano.
    Grazie.
    E grazie a tutti voi camminanti, all’energia e all’entusiasmo con cui avete creduto in questo sogno diventato realtà, alla voglia di farlo diventare un sogno comune e condiviso e perciò ancora più potente.
    Grazie a questa splendida Italia, che merita di essere amata e unita con tutte le sue incredibili innumerevoli differenze, differenze che non devono essere usate per dividere, che possono essere e anzi sono già, per chi vuole vederlo, una grande ricchezza.

  3. Antonio scrive:

    Questa mattina avevo scritto una mail di speranzosa attesa sulle parole di chiusura di Antonio.
    L’attesa non è stata vana e alcune frasi hanno certamente colmato un vuoto.
    Un grazie particolare ad Antonio da Antonio ed un abrraccio a tutti i 600-700 camminatori

  4. angelagiulia scrive:

    ‘Un’altra dimensione’ Ecco a cui dobbiamo mirare noi tutti, dopo aver provato questa sensazione camminando a fatica sulla nostra Italia.
    Stiamo vicini teniamoci in contatto aiutiamoci a vivere con la mente libera e pulita, nonostante tutto.
    Grazie.

  5. Antonio D'Agostino scrive:

    caro Antonio , la tua introversione trasmette molto …. è la terza volta che ho il piacere di incontrarti e trovo sempre in te questa forte tensione empatica . avrei voluto stare piu tempo con voi , magari partendo da Milano , ma i soliti impegni delle solita vita chiusa in scatola mi hanno negato questo sogno . un sogno pero che ho in parte condiviso accompagnandovi nella pancia ferita della terra in cui sopravvivo . arrivederci . la realtà schermata si è squarciata dai comminanti dell’utopia !

  6. Antonio,
    ricordi quella roventa strada in terra battuta sulla quale abbiamo improvvisato una stramba intervista “in movimento”?
    Era forse la terza tappa, si era all’inizio…
    Forse entrambi, ognuno a modo suo, non sapevamo nemmeno bene di cosa stavamo parlando. Però io qualcosa da chiedere ce lo avevo, tu qualcosa da dire. I nostri passi vicini ci avevano già suscitato quell’esigenza. Eppure stavamo parlando come di un disegno appena abbozzato il cui sviluppo era ancora tutto da vedere…beh, qualcosa intuivamo, qualcosa c’era già.
    Da prima, in chi ha avuto questa visione, questa “prefigurazione” come forse diresti tu. Fin dai primi passi, in chi li ha voluti muovere sull’asfalto milanese. E ci sarebbe stato, ne eravamo sicuri, e il tempo ci ha effettivamente risposto per le rime.
    Qualcosa c’è sempre stato, ci sarà ancora.
    E’ un sentiero comune in cui assaggiare pezzetto per pezzetto quella dimensione altra e nuova di cui parli. Grazie per aver condiviso i tuoi passi con noi. Tanti non l’avrebbero fatto. Tanti non l’hanno fatto, in verità. E non c’è nulla di più importante, di più emblematico dell’essere liberi davvero che potere e volere condividere le cose semplici, le cose essenziali, con chiunque capiti.
    Buon sentiero, a noi che abbiamo camminato insieme e che ora altri sentieri chiamano in tante direzioni differenti. Ciò che è incoraggiante è sapere che un sentiero autentico non dimentica mai di re-incrociarne ogni altro possibile, prima o poi. Così poetava Tolkien, narratore di viaggi su dimensioni altre:
    “Ora la via è fuggita avanti
    devo inseguirla ad ogni costo
    rincorrendola con piedi alati
    fino all’incrocio con una più larga
    dove si uniscono piste e sentieri
    e poi dove andrò? Nessuno lo sa.”
    Grazie Antonio, buon sentiero.
    Al nostro prossimo incontro.
    Giacomo

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