Diario di viaggio: da Santa Maria di Leuca a Taranto

Rita De Matteis*

Camminiamo sotto il caldo sole del meriggio, sollecitati dal caldo vento di scirocco. Accanto a me Luca, un bel ragazzo lucano di Pescopagano; siamo in otto; tra noi gli scrittori Tiziano Scarpa, e Antonio Moresco, che è riuscito a coinvolgere i camminatori  d’Italia, in questo incredibile progetto: ricucire l’Italia con i nostri passi.
Il percorso da S. Maria di Leuca a Taranto, primo tratto del raggio sud-est verso l’Aquila, è stato messo a punto da me e dal presidente di SpeleoTrekkingSalento, Riccardo Rella, che ora, nostro angelo custode, ci  fa da supporto logistico con la sua auto. Ci guida Fernando Alemanno, camminatore-pellegrino della nostra Associazione, che ha preso parte alla costruzione del cammino e che continuerà il suo incedere a piedi, almeno, sino a Matera.
Percorriamo Viale Jonio che ci porterà ai Giardini Virgilio, luogo di arrivo e d’incontro con i camminatori tarantini… E’ una strada a scorrimento veloce e le macchine sfrecciano accanto a noi, poveri pedoni, costretti a camminare su un minuscolo marciapiede, “ossigenati” dai gas di scarico delle auto. Siamo partiti la mattina  alle 8.45 da Lido Silvana. Il percorso è tra i più brevi (solo 19  chilometri!),  ma sulle gambe pesa la fatica dei complessivi 170 Km del raggio pugliese, mista all’amarezza di un viaggio che volge al termine. Sono stati sette giorni vissuti insieme, alla scoperta del Salento, luogo di miti e leggende.
La stessa Leuca, da cui è iniziato il nostro viaggio, perpetra nel suo nome una storia di amore e gelosia. Si racconta, infatti, che Leucasia, una sirena marina che dimorava nelle grotte dello Jonio,  ascoltato il canto di Melisso, un pastore, però,  già innamorato e promesso ad Aristula, una giovane messapica, se ne invaghì perdutamente; respinta dal giovane,  per vendicarsi,  provocò  la morte  tra le onde dei due ragazzi  e  ne lasciò  i corpi, sfracellati, sugli scogli, finché  Minerva, impietosita, li trasformò nelle due punte che ora abbracciano il mare di Leuca, permettendo così loro di guardarsi per l’eternità. A Leuca fu costruito  il più antico santuario a culto mariano. Si tramanda che, laddove si erge l’odierna Basilica Giubilare, ci fosse un tempio dedicato a Minerva, che crollò quando San Pietro, nel 43 d.C., durante il suo primo viaggio a Roma, approdò in questa  regione  e ne  convertì la popolazione al cristianesimo. Oggi una lapide ne ricorda l’evento.
Salento: terra interculturale, ponte tra oriente ed occidente, tra il nord ed il sud del mondo e centro della Cristianità, prima della scoperta dell’America. Dai suoi porti s’imbarcarono i Crociati alla riconquista di Gerusalemme, nei suoi scali approdarono re, mercanti  e pellegrini, portando quella ricchezza culturale che ora caratterizza il DNA del popolo salentino, naturalmente incline all’accoglienza. Non so cosa rimarrà più indelebile nel ricordo dei nostri amici:  li ho visto ammirare con stupore il complesso di Leuca piccola di S. Maria di Belvedere di Morciano, realizzato nel 1685 dal  barone don Annibale Capace per l’ospitalità del pellegrino, e concentrarsi nello sforzo di  memorizzare l’epigrafe delle 10 P “ parole, poco pensate, portano pena, perciò prima pensare, poi parlare”; affacciarsi estasiati sul scintillante mare della Piana della Lea di Porto Selvaggio di Nardò, e ascoltare con attenzione  le storie maledette di  violenze e soprusi sociali, che ammantano le torri costiere e le masserie fortificate, che, innalzate in difesa del territorio dagli attacchi dei predoni, riecheggiano ancora del grido di terrore delle popolazioni locali: “Mamma, li Turchi!”; respirare voluttuosamente gli intensi aromi della macchia mediterranea dell’Arneo, l’aspra terra che ricorda le lotte dei contadini del sud perla RiformaAgraria, raccontate dal salentino Vittorio Bodini!
Ora, in cammino verso Taranto, paghiamo inevitabilmente lo scotto delle periferie delle grandi città, fiancheggiate da grandi arterie stradali, su cui affacciano i moderni casermoni. Lo spettacolo non è dei migliori! Mi chiedo il perché non si sia pensato alla conservazione della  stradina che collegava Talsano a Taranto! Colgo  nello sguardo degli altri la nostalgia dell’azzurro mare  salentino, in cui si è trovato refrigerio nei giorni precedenti, delle morbide dune costiere, punteggiate da canneti, e delle antiche stradine sterrate, che conservano inalterati i segni della storia e  che potranno diventare i punti di forza di un turismo destagionalizzato, ecosostenibile, che privilegi il movimento lento.
Affido a Stella d’Italia questo messaggio: “Salvaguardiamo gli antichi cammini! Tuteliamo le antiche strade, che  sono di per se stesse un bene culturale da conservare e trasmettere alle future generazioni, affinché, procedendo sulle orme del passato, possano progettare con consapevolezza il futuro!”.
Grazie a Stella d’Italia, ad Antonio, a Tiziano, ad Andrea e a tutti coloro che hanno camminato con noi e che potranno, con il racconto di questa affascinante esperienza, diffondere la conoscenza del magico Salento!

*Referente Culturale di SpeleoTrekkingSalento

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