Uno, nessuno, centomila

Roberta Medini

L’incipit di Stella d’Italia recita “un cammino a piedi per ricucire l’Italia”. Non a caso uso il termine incipit, perché per me, quello che stiamo facendo, più che un viaggio a piedi è una storia, anzi, stiamo facendo la Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che possiamo riscrivere con le nostre esistenze, col ridestarsi di un sentire che c’è, che in alcuni casi è solo sopito o che non arriva alle orecchie dei più perché non si esprime urlando.

Quello che ho capito è che sono le persone a fare la differenza. Le persone. Una persona.

Non la gente.

La “gente” non fa la differenza. La “gente” è il gregge in cui ci mettono o in cui ci nascondiamo, che così è più facile stare al riparo.

A questo movimento, di corpi e di menti, che parte dal basso, che dà voce agli “umili”, se così li vogliamo chiamare, non servono grandi numeri, questo ho capito.

Basta anche solo una persona. Una persona che si prenda la responsabilità. Che ci metta la faccia. Che ci metta il cuore. Che abbia occhi e orecchie, per vedere e sentire, quello che di buono c’è. E che si faccia portavoce di un messaggio costruttivo. Senza inutili egoismi o sterili invidie.

“Un solo giorno può valerne molti”, mi ha scritto Sandra, quando è tornata a casa dopo aver camminato con me da Gambassi a San Gimignano. Quanto è vero.

Ecco. Io aggiungo che anche una sola persona può valerne molte.

Questo è stato per me, soprattutto, Stella d’Italia.

Le persone che ho conosciuto. Guardare nei loro occhi, ascoltare le loro parole, condividere il loro vissuto, sentirle in un abbraccio.

Ne ho incontrate, diverse, nei giorni in cui ho camminato.

Ancora mi rammarico di non averle potute conoscere tutte, di non aver passato con loro più tempo.

Ma sbaglio. Perché anche solo un giorno, anche solo una persona, hanno un valore inestimabile. E’ così. Se lo capisci. Se gli attribuisci il giusto valore.

E quindi ecco le persone in cui ho avuto la fortuna di imbattermi, in questi giorni di cammino, con le loro eccellenze e le loro contraddizioni. Persone che conoscevo già e persone che ho conosciuto per la prima volta. Persone che pensavo di conoscere e persone che mai avrei pensato di poter conoscere. Persone in cui mi rivedo e persone che, come specchi, riflettono anche una realtà che pure mi appartiene, anche se non la volevo vedere.

In ogni caso Persone. Non gente.

Giacomo, Anna e Roberto. Serena. Domenico, Sabrina, Roberto, Sergio, Stefano. Lorenzo, Paolo, Mariagrazia, Valeria, Nicoletta, Diana. Walter, Ivana. Silvana. Luca. Alessandra, Diana, Maurizio e Alessandro. Angelo, Safira, Mavir. Sandra. Antonio Moresco e Giovanni Giovannetti. Andrea Bocconi, Roberto Scarpa. Carla Benedetti. Il gruppo Piemonte. Il gruppo Fidenza: Valentino, Franco, Gabriele e Renato. Il francese. Suor Cecilia. L’assessore Bacci. Enio Mancini. Nicoletta della proloco di San Miniato. Bruno nella cascina tra San Miniato e Gambassi. La signora del bar di Gambassi. L’impiegata del comune di Gambassi. Il sindaco di Gambassi. La pellegrina di Taiwan. Il ristoratore e le persone al tavolo vicino al nostro nel ristorante in cui abbiamo pranzato tra Avenza e Pietrsanta. Cristina, Abramo, Davide. Il signor Mario e il signore a cui non ho fatto in tempo a chiedere il nome che parlava come Benigni, incontrati fuori dall’ostello ad Abbadia Isola. Gli ospitalieri Chiara, Domenico e Pasquale. Suor Ginetta. Lorenzo, Simina. Giovanna.

(L’elenco è molto più lungo, in realtà, ci sono molte altre persone, conosciute a vario titolo, grazie a Stella d’Italia, ma che qui ora non cito, ma che comunque porto nel cuore. E l’elenco, se sarò fortunata, crescerà ancora quando tornerò in cammino.)

A tutti comunque devo un Grazie.

Condividi > Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Share on TumblrShare on RedditEmail this to someonePrint this page