«Vorrei smuovere i sismografi a forza di parole», disse la pecora n°5

Luisa Izzo

Ciao a tutti, non sono molto solita scrivere e-mail a caldo… Questa volta invece è diverso, credo sia la troppa felicità che provo in questo momento… sono stata a Roma di ritorno dall’Aquila e anche lì ho messo in moto il mio modus vivendi del cammino, così ho passato tre giorni romani tra una casa e l’altra, accolta da amici vari e con gli occhi spalancati per cogliere tutto quanto di bello potessi scorgere intorno a me, sempre in ascolto. Come diceva Marco Baliani in una serata aquilana, «il mio allenamento è essere eccezionalmente attento». Ecco, così ho fatto. E poi mi sono accorta, anche, che in questo rientro parlo con tutti e ovunque, senza sosta, io che oscillo tra lunghi silenzi e arzigogolamenti mentali qui non riesco a stare muta, racconto il fiume che ho dentro e faccio mille domande a tutti. Ora, da un paio di giorni, sono a casa a Monza: cielo bianco e senso di mancanza. Così scrivo messaggi e e-mail a raffica, e faccio tante telefonate, e, anche se non so se è vero, dico a tutti che andrò a trovarli nelle prossime settimane per rendere più graduale il distacco. Mi risulta faticosissimo pensare di non svegliarmi stanca morta, con gli occhi piccoli, e di non avere nessuno a cui augurare il buongiorno con un abbraccio. Mi manca moltissimo non vivere in condivisione con tutti voi e non sentire quella dimensione di libertà e possibilità, di costante conoscenza fatta di ascolto e curiosità. Altro che dieci luccicanze, ogni giorno di  cammino era pieno zeppo di vita. E’ faticoso sentire d’improvviso di non appartenere a qualcosa, ma essere lanciata nel mondo e sentirmi un po’ persa. Vorrei potermi buttare in mezzo alla strada e camminare, camminare, camminare per conoscere, parlare.. Mi viene in mente Antonio chef guardando la gente di Roma Termini, dall’alto del bar, ha citato il film Grand Hotel: «gente che viene, gente che va.. tutto senza scopo». Questa è proprio la sensazione del ritorno alla routine cittadina. Per fortuna sento e sono sicura che, in questi giorni almeno, i nostri pensieri fluttuanti sono collegati da fili colorati che formano una rete e sono sicura che questa rete di anime e menti che formiamo sogna la stessa cosa e vive la bellezza e la gioia di poter scegliere quotidianamente un modo di vivere diverso. Tutto questo, anche a distanze estese, ci unisce e ci fa sentire meno soli. Mi sono mancate le persone che hanno camminato negli altri bracci ma ne ho conosciute di nuove, altrettanto belle, e so che le vecchie condividono con me la stessa cosa. Nonostante questo, con tutti i limiti e gli attriti, quest’anno per me è stato ancora più intenso e credo che lo spirito con cui si è costruito tutto sia meraviglioso. Ognuno ha fatto quanto voleva e poteva e ha dato il suo contributo, per se e per gli altri, senza limitazioni e senza vincoli. E le differenze che si sono intraviste e le eterogeneità sono proprio frutto di questa libertà totale. E’ chiaro che parlarsi, tutti insieme, sarà necessario, ma non dimentichiamoci la grandezza e la bellezza di quello che abbiamo fatto che solo un anno fa ci sembrava impossibile. Personalmente ho imparato ad aprirmi di più, a dire quello che penso, a chiedere, ad esserci. A capire e tollerare, ben sapendo che la bellezza è di gran lunga superiore ai nostri piccoli limiti caratteriali e alle nostre incomprensioni reciproche, come in una grande famiglia. Ho capito che non devo chiudermi in cose non mie e che non mi appartengono ma andare con più energia e sicurezza nella direzione dei miei desideri, a costo di faticare il doppio. Come tutti voi. Ora sono pienissima di racconti e storie, di immagini, poesia, di pensieri, idee. Nella mia testa mille porte aprono mondi nuovi: ho ossigeno ancora per un po’.

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One thought on “«Vorrei smuovere i sismografi a forza di parole», disse la pecora n°5

  1. Michele Giordano scrive:

    Mi hai letto nel cuore!
    Ti abbraccio….mi dispiace non avert i conosciuta. Ciao
    Michele …del braccio Messina/Reggio…Matera

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