Primi passi verso la repubblica nomade

Di Antonio Moresco

Questa estate, al termine di un nuovo cammino che attraverserà la Sicilia, annunceremo la nascita di una piccola repubblica nomade.

Come siamo arrivati a questo? Quali sono stati i passi e i passaggi che ci hanno portato a inventare questa possibilità?

Nel 2009, promosso dalla rivista Il primo amore, si è tenuto a Castiglioncello un incontro di associazioni e di singoli che abbiamo chiamato “Tribù d’Italia”. Lo scopo era quello di creare vasocomunicazione e moltiplicazione tra persone che operano con lo stesso sentimento in vari campi tenuti artificialmente separati (sociale, artistico, medico, scientifico, ecc…). Ci muoveva l’idea che ci fossero nel nostro paese persone e forze, isolate o associate (tra cui ci mettevamo anche noi) che stavano muovendosi in controtendenza rispetto al clima di frustrazione e cinismo dominanti e che era venuto il momento di sederci con loro attorno allo stesso fuoco e cominciare a conoscerci e riconoscerci.

Questo è stato il primo passo.

Un anno dopo, durante una riunione tra persone che avevano dato vita a “Tribù d’Italia”, ci siamo chiesti come far proseguire e crescere questa singolare esperienza. Rifare un nuovo incontro da replicare magari ogni anno, trasformare questo primo embrione in un rituale di meeting puramente verbali che -bene che andasse- potevano conquistarsi un loro crescente spazio nei media ci sembrava una piccola e prevedibile cosa, inadeguata alla situazione che stiamo vivendo. Occorreva qualcosa di proporzionale e spiazzante che travalicasse i nostri stessi limiti e confini, un gesto non solo mentale e di conoscenza ma anche fisico e psicofisico, che unisse cuore, cervello e pancia, sentimento e visione, e che indicasse una nuova possibilità e un diverso cammino. Occorreva trascendere anche noi stessi, fare qualcosa che non avevamo mai fatto prima e che ci sembrava addirittura impossibile, perché è di questo che c’è bisogno oggi, a livello personale e a livello più generale. Il possibile -ciò che ci hanno detto essere possibile- ci ha portato dove siamo. Abbiamo bisogno dell’impossibile, abbiamo bisogno di rendere possibile ciò che sembrava impossibile.

Così mi è venuto in mente lì per lì e ho proposto agli altri un cammino a piedi da Milano a Napoli, per ricucire non solo idealmente ma anche fisicamente, con i nostri passi, l’Italia, che altri invece avrebbero voluto contrapposta e scucita, alla mercé di piccoli gruppi di potere locali.

Questo cammino che si è svolto nel 2011, e che pensavamo avrebbe raccolto quattro gatti e quattro matti, ha invece visto la partecipazione complessiva di circa settecento camminatori e si è svolta all’insegna del più assoluto volontariato. Attraverso strade asfaltate o bianche, sentieri, boschi, montagne, dormendo in conventi, rifugi e sui nudi pavimenti di scuole e palestre, siamo arrivati in poco più di un mese a Napoli Scampia, stringendo lungo il cammino amicizie con altri camminatori -arrivati da ogni parte d’Italia come per una misteriosa migrazione di uccelli- che in molti casi si sarebbero dimostrate durature e che avrebbero costituito il primo embrione della repubblica nomade che ora ci stiamo preparando a fondare.

Questo è stato il secondo passo.

L’anno dopo, nel 2012, sempre su base volontaria e contando solo sulle nostre forze, abbiamo organizzato e attuato un nuovo cammino molto più esteso, che nessun’altra organizzazione -anche molto più forte e strutturata di noi- aveva mai tentato in Italia: circa 4000 chilometri, 45 giorni di cammino, cinque bracci che hanno raccolto complessivamente un migliaio di camminatori che da ogni parte della penisola (Messina-Reggio Calabria, Venezia, Genova, Santa Maria di Leuca, Roma) hanno raggiunto l’Aquila, eletta a capitale sentimentale e cuore terremotato del nostro paese. Durante questo lungo cammino si sono uniti a noi associazioni di camminatori delle regioni attraversate, guide alpine e non, gruppi attivi in difficili situazioni sociali e molti altri, dandoci un’idea più drammatica ma anche più vitale e inarresa della realtà attuale del nostro paese.

Questo è stato il terzo passo.

Nel 2013 abbiamo organizzato un nuovo cammino di un mese e cinque giorni e di circa 1200 chilometri, non solo italiano ma anche europeo. Partiti da Mantova, attraverso quattro paesi (Italia, Svizzera, Germania, Francia) siamo arrivati a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo, dove siamo stati ricevuti dal suo Presidente Martin Schulz, cui abbiamo consegnato una lettera elaborata e scritta durante il cammino, dove si stigmatizza l’Europa priva di visione di questi anni, strangolata da satrapie economiche e finanziarie e da un’unica dimensione della vita e del mondo, e se ne immagina una diversa, prefigurativa e sperimentale, crogiolo di popoli e di possibilità, più vicina al sogno dei suoi fondatori e proporzionale all’urgente necessità di proiezione e invenzione nel mondo interconnesso di oggi, con le sue drammatiche emergenze planetarie e di specie.

Questo è stato il quarto passo.

La prossima estate daremo vita a un nuovo cammino attraverso la Sicilia -terra di migrazioni antiche e nuove- alla fine del quale fonderemo una piccola repubblica nomade che speriamo possa diventare contagiosa nella situazione bloccata di questi anni. E che possa magari espandersi come cerchi sull’acqua e incontrare altre piccole repubbliche nomadi che forse, sensa saperlo, ci sono già o che ci saranno, e federarsi con queste inedite realtà per inventare insieme nuove espansioni e nuove irradianti avventure. E’ il nostro piccolo contributo, è ciò che abbiamo a poco a poco imparato camminando insieme e assaporando magari per brevi periodi della nostra vita una nuova possibilità di stare al mondo e di vivere inventandoci e reinventandoci durante il viaggio. Perché durante questo ciclo di cammini crescenti abbiamo anche sperimentato nuove possibilità di organizzazione, di elezione e persino di cura, rese possibili dall’avere eletto il cammino a nostro linguaggio irradiante e dalla disposizione aperta e fluida delle persone in viaggio verso un altrove e un sogno che li trascende.

Questo sarà il quinto passo.

Ciò che faremo e saremo dopo verrà deciso liberamente da questa piccola repubblica nomade.

Nell’arco di questi cammini -che sono diventati via via parte di un unico cammino più grande- sono avvenute anche delle metamosfosi al nostro interno. La rivista Il primo amore e la sua associazione, che si erano assunte le responsabilità promozionali e organizzative dei primi cammini, possono ora lasciare completamente il campo a questa nuova realtà che si è formata e che ora è diventata adulta e può, letteralmente, camminare sulle proprie gambe. Per cui ci è sembrato naturale e giusto tagliare anche questo cordone ombelicale e dare vita a una nuova e autonoma associazione -o meglio repubblica, e per di più nomade- che prendesse nelle proprie mani la gestione e l’invenzione dei suoi nuovi passi e cammini. Così abbiamo pensato di rendere esplicito questo passaggio anche nelle sue forme oganizzative e rappresentative con una rotazione di ruoli nelle sue funzioni di gestione, necessarie per tenere i rapporti con altre organizzazioni e realtà istituzionali e non istituzionali, per stipulare assicurazioni ecc…

Per quanto mi riguarda, io sono stato per tre anni presidente di questa piccola e inattuale associazione. Ora questo impegno è stato affidato per altri tre anni a un altro camminatore, Maurizio Michelangelo Netto. Mi piacerebbe che in futuro fosse una donna ad assumersi questa responsabilità. Non per più o meno ipocrite e demagogiche motivazioni politicamente corrette e di facciata, ma perché ciò avrebbe una sua ragion d’essere più profonda e più vera. Perché, nel nostro caso, le donne sono state sempre, in ogni cammino, fin dall’inizio, la parte più numerosa e portante e quindi il presiedere questa nostra associazione nomade e repubblicana non avrebbe nulla della astratta e paternalistica concessione maschile ma sarebbe qualcosa che le donne si sono meritate e conquistate sul campo.

Arrivederci in Sicilia.

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