Stati generali dei cammini

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di Antonio Moresco
Cari amici,
vi informo di un’idea nata al Festival della Viandanza di Monteriggioni.
Durante il mio incontro con Luigi Nacci (cui erano presenti anche Roberta, Valter e Alberto), dopo avere parlato dell’esplosione di gruppi e associazioni di camminatori che si è verificata in questi anni ed essermi interrogato sul suo senso e perché, mi è venuto in mente lì per lì di proporre: “Ma perché non mettiamo al mondo un grande cammino che coinvolga non una sola ma un gran numero di associazioni di camminatori, una sorta di stati generali dei cammini, di carovana e di nascita, che dica con la forza e l’eloquenza del numero e delle forme che sta succedendo qualcosa di originale e di inaspettato in Italia, che c’è un bisogno diffuso di ripresa del movimento e dell’invenzione. Luigi Nacci si è subito detto d’accordo e ci ha aggiunto del suo: far partecipare a questo cammino anche gli animali, asini soprattutto, che hanno già dimostrato di essere adatti anche a cammini fino a 20 chilometri per tappa e a portare pesi sul basto (pare ci siano in Italia diversi asinari che potrebbero darci man forte). E poi anche carretti, tende, cucine da campo, per cucinarci da noi stessi i cibi e magari farne partecipi le persone dei luoghi attraversati, ecc… Sì, lo so, sembra una cosa impossibile, ma non avevamo detto che a noi piacciono le cose impossibili? Questa idea “esagerata” ha incontrato già prime adesioni entusiastiche tra camminatori e membri di associazioni presenti. Anche se mi aspetto -proprio per la sua sparigliante novità e diversità rispetto alle varie iniziative camminatorie e alla loro gestione separata- che potranno sorgere anche gelosie, resistenze e contrasti. Naturalmente la preparazione di una cosa simile comporta tempi lunghi e riunioni preparatorie tra i membri delle varie associazioni che vorranno partecipare e appelli pubblici e un grande lavoro organizzativo e logistico, perciò si è pensato come data a fine agosto-inizio settembre (prima dell’apertura delle scuole) dell’anno prossimo. Come luoghi di partenza e di arrivo si è pensato a due grandi città: Napoli e Roma, perché darebbero ancora maggiore risonanza alla cosa. Un’iniziativa simile permetterebbe tra l’altro anche alle nostre idee, sentimenti e visioni (come a quelle di altri camminatori e gruppi), di raggiungere un numero molto più grande di persone, per di più già predisposte.
Appena e se questo eventuale lavoro di preparazione prenderà corpo verrà naturalmente aperto a tutti e si creeranno appositi canali di comunicazione.
Per quanto riguarda noi della repubblica nomade, questo naturalmente non ci impedirebbe di organizzare un nostro cammino autonomo in altro periodo, se così vorremo, e soprattutto di vederci durante l’anno tra di noi e di chiarirci meglio le idee su chi siamo e cosa vogliamo e su come renderlo sempre più comunicabile, e anche sui nostri problemi strutturali interni.
Un abbraccio a tutti,
Antonio

P.S. Per quanto riguarda il mio articolo uscito sul Corriere della sera, ci tengo a precisare due cose:
1 – Per questo articolo non ho ricevuto alcun compenso.
2 – So e immagino che l’introduzione in questo stesso articolo di poche righe molto personali e intime può avere ingenerato qualche incomprensione. Ma io rivendico per me (come per ogni altro) il diritto di non censurare i miei sentimenti più profondi e l’espressione anche del mio dolore personale e della sua urgenza, che contengono una loro verità e che pure non mi impediscono di provare affetti e di compiere imprese insieme ad altri (che pure hanno i loro dolori personali che magari trascendono con il cammino e con altre cose e che nessuno chiederà mai loro di censurare). Se no, che senso ha per me dire che vogliamo unire il cielo e la terra e che le rivoluzioni politiche del Novecento hanno fallito anche perché hanno considerato gli uomini solo nelle loro dimensioni economiche e sociali censurando ciò che sta sotto questa punta dell’iceberg? Alcuni hanno capito il senso di questa frase (come lo scultore-pastore siciliano autore dell’ardito teatro greco e cosmico in cima a una montagna, che mi ha scritto parole toccanti e profonde proprio su questo), altri no. Ma mi sembra che bisogna partire con il piede giusto anche su questo genere di cose, che non bisogna mascherarci dietro un’identità edificante e fittizia e che non bisogna rinunciare a niente.

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