Sulla (stessa) strada. Riflessioni dopo il cammino Il crollo e l’unione

Siamo tutti sulla stessa barca.Cammino ligure 2018:2019

Una frase abusata, d’accordo, ma profondamente vera. E questa barca sta affondando.

D’altronde anche la nostra Terra, intesa come pianeta, è abusata. L’umanità lo è, e i migranti che iniziano un viaggio disperato e impossibile sono solo la punta dell’iceberg, per usare un’altra frase fatta. E l’iceberg si sta sciogliendo. Quest’inverno abbiamo deciso di camminare in una terra di frontiera, dove una frontiera non dovrebbe esistere più. Un vicino west, la Liguria.

Da camminatori, in fondo, ci occupiamo di linee: cerchiamo o creiamo linee che uniscono punti. In questo cammino siamo partiti da una linea che univa ma è crollata: il ponte Morandi di Genova.

Abbiamo iniziato a muoverci proprio dai confini della zona rossa, quasi sotto l’arcata crollata, dove una linea che unisce è diventata una linea che divide. La nostra meta era la frontiera con la Francia, una linea immaginaria, tracciata su una mappa, e che dovrebbe esistere solo formalmente, ma che è negli ultimi anni diventata ben visibile, riconoscibile dalle forze armate presenti da entrambi i lati. Una linea che divide, blocca e respinge.

Le stesse linee che da camminatori cerchiamo di evitare, non sempre riuscendoci. Appare surreale quando un cammino viene interrotto da una linea artificiale (quindi non un fiume o un dirupo), una superstrada, una recinzione, una transenna…

Il cammino sacro che conduceva gli iniziati ai riti misterici da Atene a Eleusi, era di circa 19km. Al giorno d’oggi non sono percorribili: a dividere questi due luoghi storici ci sono una base aeronautica e una strada a scorrimento veloce, come ci siamo accorti questa estate, costringendo chi va a piedi a una lunga deviazione, nel nostro caso attraverso un quartiere periferico popolato in gran parte da rom e un deserto urbano intorno alla discarica della capitale greca.

Tornando alle linee che uniscono, il nostro cammino ha toccato diversi punti e diverse realtà di un’Italia diversa, che esiste, resiste e accoglie perché lontano dalle retoriche, vuole rimanere umana.

Per fare solo alcuni esempi: il Centro Banchi di Genova, aperto con il contributo del “nostro” nomade Giacomo; la Caritas di Savona; la Casa Famiglia dell’Ostello Le Stuoie; le diverse realtà che in Liguria si occupano o si sono occupate di Commercio equo e solidale, spesso legate a reti anche informali e spontanee di accoglienza; chi fa teatro coi migranti come Teatro 21 che fa cultura, come Savona Antifascista e l’Università Popolare o il Centro Sociale La talpa e l’orologio. Ma anche gli artisti internazionali che hanno ricostruito e riportato alla vita Bussana Vecchia, borgo distrutto da diversi terremoti e abbandonato dalle istituzioni per decenni. E poi chi si occupa della frontiera: i ragazzi del Progetto 20K e Delia Bonuomo con il suo Bar Hobbit, vera e propria locanda di quella Terra di Mezzo che è diventata “quella Zona”. Non realtà separate ma un rete fatta di legami e collaborazioni. Queste reti sono la sicurezza.

Alcuni di noi, grazie alle indicazioni ricevute grazie a incontri “casuali”, sicuramente fortunati, hanno provato a percorrere un sentiero che percorrono i migranti cercando di andare di là. Un percorso impegnativo anche solo per noi, attrezzati e coi documenti giusti in tasca. Un brivido pensare chi lo percorre di notte, magari con un figlio sulle spalle. Chi percorre questo sentiero deve spogliarsi di tutto ciò che lo ricolleghi all’Italia, pena il rischio di essere riportati al “Paese di approdo”. Abbiamo ritrovato reliquie del passaggio dei nuovi Dubliners, costretti in un posto dove non vorrebbero fermarsi.

Il pensiero subito passa a chi percorre altre rotte, come quelle in Piemonte o al confine fra Croazia e Bosnia, col rischio di essere rispedito indietro, come in un grottesco gioco di Scale e Serpenti, ma dove le pedine sono esseri umani. Umani che già hanno affrontato un viaggio fin lì, che noi nemmeno possiamo (né tantomeno vogliamo) immaginare. E ci sentiamo simili, e vicini, sulla stessa barca e sulla stessa strada.

Condividi > Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Share on TumblrShare on RedditEmail this to someonePrint this page