In cammino. Tappa 3: Santa Cristina – Orio Litta

Questo è il diario di viaggio di Giacomo D’Alessandro, che ha camminato con noi a nome di Suq a Genova:

«La notte a Santa Cristina è stata piacevole e riposante, sebbene maggio si riveli sempre più caldo ogni giorno che passa.

Il parroco del paese – come ci racconta egli stesso – ha iniziato nel 2000 ad attrezzarsi per ospitare i pellegrini: locali dell’oratorio, brande rimediate qua e là, un uso cucina e qualche bagno. “Era l’anno del Giubileo, ma partì tutto per caso: una sera mi ritrovai una coppia, camminatori, che mi chiese: don, ci ospita?” E così iniziai a rendermi disponibile. Oggi ho quasi sempre sette otto persone, molti stranieri”. Come Andreas, ragazzo tedesco partito a piedi da Losanna e che ha intenzione di arrivare a Roma otto giorni prima di noi (macina 40 chilometri al giorno, il signorino..). Ieri sera ce lo siamo portati a cena, chiacchierando tutto il tempo in inglese e spiegandogli qualche parola di italiano che impara volentieri.

Il saluto dell’assessore alla partenza

Il gruppo oggi è più scarno (circa 15), si aggiunge soltanto un simpatico signore di Vigevano, ma la marcia continua e le adesioni per le tappe successive, soprattutto Toscana e Lazio, si preannunciano numerose. Alla partenza, il Sindaco e l’Assessore ai Servizi Sociali e alla Via Francigena (unico in Europa con questo titolo particolare) ci incontrano volentieri alle 8 del mattino per consegnarci il libretto-guida di queste zone e per accompagnarci fino all’uscita del paese. Salutati dal primo tiepido sole, mi faccio raccontare dall’Assessore le attività e le problematiche su cui sono al lavoro in fatto di differenziata, recupero sentieri, protezione dell’ambiente. Lui non si fa pregare, mi illustra l’assurdità del vicino inceneritore che mette i bastoni tra le ruote a tutta la politica di riciclaggio, ma mi spiega anche che in paese sono uniti e su questo danno battaglia, favorendo il compostaggio e cercando di risolvere i problemi, come quello delle zanzare, senza soluzioni chimiche o inquinanti, puntando invece sui vecchi metodi popolari assolutamente efficienti e naturali. Ecco una delle lucine che questo percorso ci regala inaspettatamente. E, “cammina cammina”, sembra davvero che questa esplorazione, questa “rete” tra lucine abbia un grande senso.

Paesaggi marziani

La Francigena ci regala scorci ben più vari dei giorni precedenti, con lunghi tratti tra campi, prati e boschi, superando canali e fiumiciattoli. Andiamo verso Orio Litta, un paese in prossimità del Po, oltre il quale si discende fino a Piacenza (tappa di domani, che vedranno altri al mio posto). Grano, granturco e papaveri colorano distese silenziose musicando il venticello che rinfresca il nostro passaggio. Incerti un paio di volte su alcuni bivi, ci troviamo a fare più soste del previsto nell’aspettarci gli uni gli altri o nel cercare la direzione giusta. Ma è tutto parte di un cammino che si fa sempre più bello ed emozionante. Oltre a sentirsi più uniti tra chi cammina insieme già da tre giorni, si fa molto presto a integrare e conoscere chi arriva, e già si avverte un po’ di tristezza per chi è tornato o sta per farlo. Anche io sto per tornare. La tappa di oggi è l’ultima che i miei studi in questi giorni mi consentono. L’ultima, ma non del tutto. Oltre a seguire i miei amici viandanti, scrittori, pensatori e fotografi de Il Primo Amore, con tutti i loro attuali e futuri compagni di viaggio, scrivendo di loro e delle loro vicissitudini nel proseguire, penso già di tornare, verso giugno, per qualche altra tappa.

Tra le risaie

Ho così tanto da imparare, nel viaggio. Ogni persona con cui parlo, con cui condivido un po’ di fatica, di silenzi, di quotidianità, ha da portarmi tutta la sua unicità, le sue competenze, le sue esperienze. Nel camminare stamattina ho fatto una piccola intervista a Giovanni Giovannetti, fotogiornalista che mi ha raccontato delle sue inchieste sulle collusioni di ‘ndrangheta e illegalità nella zona di Pavia. Marta invece mi ha parlato ancora dell’esperienza della Cascina Cuccagna da cui siamo partiti. Poi c’è la maestra, c’è la viaggiatrice che ha fatto tutto il cammino di Compostela, c’è chi ti racconta dei suoi figli, o del suo male cardiaco col quale ora farà i conti fino alla fine.

Questo è il viaggio vero, che prende lo spirito oltre che il corpo, e le due cose si causano reciprocamente. Ne scriverò domani, a cuore calmo, dopo che una notte avrà cullato ciò che porto a casa di questi giorni. Questo viaggio, ora che ritorno, non finisce certo, ma mi accompagna a trarre frutti da elaborare, pensare, scoprire e cogliere giorno per giorno, nel cammino che la vita mi porterà. Così sia».

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