30 maggio: Pontremoli – Aulla

“Cammina cammina” e il cuore della Lunigiana nel diario di viaggio di Paola Scarsi

Non veder raccontata proprio la tappa in cui anche io ho camminato…. Eh no! Dunque, carta, penna, calamaio. Meglio ancora pc, googlemaps, un po’ di memoria, un grande respiro… e via con il ricordo di quelle poche ma significative ore trascorse insieme camminando.

Il mio incontro con il gruppo di Cammina Cammina, che mi piace definire “ iniziativa civile civica” è alle 8 del mattino nella piazza principale di Pontremoli dove un gruppo affiatato di camminatori sta terminando di fare colazione. Già il primo saluto è un benvenuto affettuoso, mi sento immediatamente tra amici. Due di loro stanno rientrando. Facciamo insieme un tratto di strada e visitiamo la chiesa di Pontremoli che fu completamente distrutta durante la guerra. Si salvò solo un prezioso frammento: un labirinto scolpito nella pietra, simbolo del pellegrinaggio e allegoria della vita.

Partiamo in sei: uno viene da Cesena, uno da Pavia, due dalla provincia di Milano, due (una sono io) da Roma. Entrambi abbiamo raggiunto il gruppo in moto. Io farò solo una tappa; Fabio ha lasciato la moto a Pisa, poi ha preso un treno. Raggiungerà Pisa a piedi. L’affiatamento è totale. I primi discorsi sono incentrati sull’abbigliamento, le scarpe, le vesciche soprattutto. Ma poi i temi diventano più profondi: non stiamo cucendo solo l’Italia, cuciamo i rapporti umani, il nostro essere persone. I nostri “Buongiorno” detti ai contadini, alle donne che portano la spesa o stendono il bucato, a chi fermiamo per avere informazioni  è allegro e gioioso. Una serenità che contagia. Anche se, invece dei 33 chilometri previsti ne faremo almeno 40. Grazie ai tanti buontemponi incoscienti che, ci è stato spiegato, si divertono a spostare o persino girare i cartelli indicatori. E che dire degli organizzatori delle gare di cross o mountain bike che lasciano cartelli e nastri di plastica lungo chilometri di percorso? Incontriamo una coppia, lui italiano lei francese che hanno scelto il part time: 6 mesi di lavoro e 6 di vacanza. Quest’anno 5 mesi li dedicano al cammino: stanno facendo la Francigena verso nord, poi intendono raggiungere Santiago di Compostela. Due ragazze, una norvegese ed una francese. Un sacerdote australiano che, per festeggiare e celebrare i 50 anni di sacerdozio, ha deciso di andare a Roma a piedi lungo la Francigena. Attraversiamo frazioni tanto minuscole da non avere neppure uno spaccio di alimentari e borghi suggestivi, come Ponticello che, leggendo i nomi sulle targhe, ipotizziamo abitato da tedeschi. E’ caratterizzato dagli archi, le cui volte sono indicate con estrema precisione: a sesto, a croce, a sesto acuto, a sesto ribassato, a tutto sesto, a sesto molto ribassato. Attraversando i campi non resistiamo alle more di gelso, mature al punto giusto e nei boschi alle tantissime fragoline. In un’altra piccola frazione una signora offre il caffè ed un’altra ci consegna le chiavi della chiesa dicendoci semplicemente “Dopo averla visitata lasciatele pure nella toppa”.

A Villafranca perdiamo la strada più volte e impieghiamo più di un’ora per ritrovarla: sembra il gioco dell’oca quando si deve tornare al punto di partenza. Tutti – baristi, ciclisti, carabinieri, automobilisti – sono prodighi di indicazioni, ma contrastanti tra loro. Facciamo pochi chilometri e ci perdiamo di nuovo: avanti e indietro nello stesso tratto e alla fine dobbiamo guadare lo stesso ruscello 3 volte: non è un grande sacrificio, perché l’acqua fredda ci ristora, siamo accaldati e stanchi. Dovremmo arrivare alle cinque. arriveremo alle otto. Ad accoglierci, nel chiostro di San Caprasio, tra gli altri Riccardo Boggi (al cui paziente lavoro si devono in massima parte la notorietà e le ricerche di e su San Caprasio di Aulla) e il Parroco don Giovanni. Più che uno spuntino ci aspetta una cena: pizze, farinata (che adoro e non ne faccio mistero) torte salate, dolci. La sera nel Museo di San Caprasio Giovanni ed io raccontiamo davanti ad un pubblico riunito per l’occasione la nostra esperienza ed il suo significato. Io come “esperta” di pellegrinaggi, Giovanni come ideatore e promotore di Cammina Cammina. Punti di partenza diversi, ma conclusioni e sensazioni assai simili: camminare unisce, crea condivisione, cancella le differenze, fa emergere l’essenziale, i Valori veri, ciò che davvero conta e per cui vale la pena attivarsi ed agire, anche con il semplice camminare. Faremo altre tappe insieme: è una promessa. E un grazie di cuore a Riccardo Boggi e a don Giovanni per gentilezza, competenza, disponibilità, calore dell’accoglienza, affetto.

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