Voci dal cammino

Da due settimane Sabato libri, la trasmissione di Radio Popolare curata e condotta da Bruna Miorelli, ci segue e ci dà la possibilità di raccontare il nostro cammino letteralmente in presa diretta. Telefonino alla mano, approfittando di una breve sosta, nei due fine settimana precedenti Antonio Moresco e Giovanni Giovannetti si sono trasformati in cronisti camminanti.

Qui di seguito (prelevati di peso dal blog di Giovannetti) ci sono due video con le registrazioni tratte dal podcast montate su slide di fotografie dal cammino, più – per chi volesse – anche ampi stralci dei reportage tradotti in parole scritte.

1) Sabato 28 maggio: Bruna Miorelli al telefono con Antonio Moresco e Giovanni Giovannetti

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Aa-R6pIGLjc?rel=0&w=425&h=349]

Riuscite a parlare oltre che camminare?
Moresco - Altro che! Riusciamo a parlare nei pezzi dove ci sono i sentieri più protetti, dove non bisogna camminare in fila indiana, si parla tranquillamente.
Adesso da Lucca sono previsti arrivi molto consistenti, e poi a Roma c’è un’iniezione molto grossa di persone. Quindi la camminata è bella perché si allarga, si restringe, si allarga di nuovo. Ha anche degli aspetti inaspettati, della gente che arriva, ci porta delle bandiere, stampate a loro spese, con su “cammina cammina”, gente che ci porta dell’acqua, insomma questo elemento personale e volontario che sembra tirare fuori il meglio dalle persone. Questa camminata è anche una piccola scuola anche sul piano dei rapporti umani e della capacità di fare delle cose assieme, difficili ma che accomunano, che affratellano.
Avete raccontato che volevate fare una cosa quasi impossibile.
Volevamo fare una cosa quasi impossibile ma che si sta rivelando possibile ma non solo: ci sono state per diverse tappe delle persone…, la maggior parte sono giovani ma ci sono state persone anche di 65 anni, delle donne, con degli zaini incredibili, con un caldo pazzesco, che hanno fatto…, niente, senza un lamento, anzi, con grande entusiasmo… Quindi anche questa roba ci fa vedere che nella pancia dell’Italia ci sono delle persone, delle forze, alle quali non è stato chiesto il massimo, diciamo così, e che ha voglia di dare di più. È una piccola cosa, non voglio generalizzare, però è una piccola sonda che ci fa capire che forse le persone hanno voglia di dare di più.
[…]
Giovannetti - Lungo il percorso abbiamo incontrato, appunto, frammenti di questa Italia che a noi piace. Per gli altri sono schegge impazzite, ma per noi rappresentano qualcosa di più.
Cito il prefetto di Pavia Ferdinando Buffoni. Un prefetto?? Sì. Ricorderai che nel 2007 questa persona accolse in prefettura una famiglia rom, quando ci fu la grande crisi, a Pavia, e lo sgombero della Snia. Questa persona arrivò ad ospitare nella foresteria della prefettura una famiglia, per dimostrare che l’accoglienza è praticabile. E, come dice lui, “io non ho fatto altro che rispettare quanto è scritto nella Costituzione”.
Ed è venuto a salutarvi?
È venuto a salutarci, ci ha donato una bandiera nazionale, che stiamo portando a Scampia […] e ha fatto simbolicamente 200 metri con noi. Ma non è il solo. Ad esempio, casualmente, dopo aver faticato molto, arrancando lungo la val Nure, siamo arrivati a San Giorgio Piacentino, la prima osteria che abbiamo incontrato ci siamo capottati dentro, accolti dalla signora Maria. Ora, la signora Maria, figura materna, ci ha dato da mangiare… Salta fuori che la signora Maria è la signora Maria Perazzi, cognata del partigiano Perazzi di San Giorgio, una figura molto nota dalle parti di Piacenza e dintorni. A proposito d’Italia da ricostruire, questo elemento che addirittura ha a che fare con la Resistenza.
Oppure Pierluigi Petrelli, imprenditore agricolo, che sta a Paterna, sempre nel piacentino, il quale ci ha raccontato quello che secondo lui deve essere la funzione dei contadini, ovvero i guardiani della natura. E lui per primo la pratica perché si è dedicato alla riforestazione. Tu sai che fino a qualche centinaio di anni fa le foreste c’erano ancora, adesso sono state cancellate da un certo modello di agricoltura. Bene, lui sta riforestando e si dedica anche alla coltivazione della frutta biologica.
Ultimo che cito è Paolo Ferloni, professore ordinario di chimica all’università di Pavia, diciamo che è il padre dell’ambientalismo pavese, che, limitatamente alle sue capacità, alle sue forze, le sue possibilità, ha fatto una tappa con noi nei giorni scorsi e tornerà domenica, di nuovo si aggregherà al gruppo e proseguirà uno o due giorni insieme a noi.»

***

2) Sabato 4 giugno: Bruna Miorelli al telefono con Giovanni Giovannetti

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0b3gTdJJ8i0?rel=0&w=425&h=349]

“Siamo al tredicesimo giorno di marcia. Abbiamo lasciato alle spalle le montagne, il passo della Cisa e tutte le città e i paesi della pianura prima della Cisa. Siamo ormai lambendo il mare; siamo partiti stamane da Sarzana, diretti a Pietrasanta. Naturalmente si tratta ancora una volta di attraversare città e paesi. Soprattutto abbiamo a che fare con l’Aurelia. Questa strada è una camera a gas, al ché abbiamo deciso di spostarci rapidamente sul lungo mare. Ed è qui che ci ritroviamo adesso, all’incirca a Marina di Carrara, subito dopo Marinella di Sarzana. E devo dire che la pioggia non l’abbiamo ancora incontrata ed è un elemento di piacere, perché ci sono state anche giornate temperate, non calde, soprattutto nel tratto appenninico.
(…) Come è noto – l’abbiamo detto la settimana scorsa – noi stiamo percorrendo la Francigena, dunque disdegniamo le strade provinciali, quando è possibile, o le statali. La Francigena per noi è un elemento unificante, ecco. Con questo discorso del “ricuciamo l’Italia con i nostri passi”, si prevede, appunto, un percorso che tiene conto della Francigena, ovvero gli antichi sentieri. Si va di rocca in rocca, con saliscendi anche repentini… Ieri ci siamo sbucciati le ginocchia e i gomiti perché certe volte la salita era davvero una salita di quelle da scalatori alla Messner. Naturalmente noi la facciamo a modo nostro, da persone che non sono assolutamente allenate. Ci fermiamo, ci prendiamo i nostri tempi, ecc., e soprattutto ci godiamo il panorama.
Quando si esce dalle cittadine, ci troviamo ovunque delle periferie corrotte, subito dopo stradine che ci portano in boschi e lì poi s’incontrano antichi borghi, castelli abbandonati e sentieri silenziosissimi. Quindi dal rumore delle strade si arriva sempre ai momenti di pausa, di silenzio. Esiste anche un’Italia di questo tipo, devo dire un’Italia assolutamente da apprezzare. Quindi incontrarla camminando significa poi poter godere di momenti particolari come la necessità di guadare un torrente freschissimo e i piedi, quando sono stanchi, apprezzano anche questi momenti. Oppure incontrare un ramarro… Oppure si aggiunge un nuovo viaggiatore: è un cane che ci ha accompagnato per paesi e paesi – diciamo venti chilometri – e ad un certo punto non sapevamo cosa fare perché sembrava che anche lui volesse venire a Napoli, questo cane che si chiama Laica, un nome che evoca ricordi anni ’60 o ‘50, la cagnetta spedita in orbita dall’Unione Sovietica. Questo cane che si chiama Laica, ad un certo punto ha deciso di intraprendere un viaggio insieme a noi. L’abbiamo dovuta affidare ad una persona che abbiamo incontrato lungo il cammino dopo aver cercato il proprietario. Non l’abbiamo trovato ma abbiamo trovato dei suoi paesani, perché eravamo in un antico borgo quando questo cane ha cominciato a stare con noi. Episodi piacevoli, se vogliamo, insieme ad altri, meno piacevoli.
A Sarzana eravamo ospiti del convento di S. Francesco, uno di quelli che si incontrano lungo la Francigena, fatti per ospitare i pellegrini – il nostro è una sorta di pellegrinaggio laico – e lì abbiamo incontrato Luigi. Luigi chiede l’elemosina. Solo che non è un barbone. Lui lo fa per necessità, perché fino a pochi anni fa – Luigi ha 56 anni – lui era un esperto macellaio. Poi ci fu la crisi dovuta alla “mucca pazza” e a quel punto Luigi perse il lavoro. Oggi è costretto a chiedere l’elemosina, in concorrenza, come dice lui, con rumeni, stranieri, ecc. E la gente non è più generosa come un tempo. Ecco, questa è un’altra delle figure che si possono incontrare in questa Italia, appunto, da ricucire.
Ci sono delle parole, delle parole chiave che ci accompagnano lungo questo viaggio. Parole come salute, forza interiore, capacità, sentimento e pensiero, fervore, allegria, altruismo, rifiuto dell’ingiustizia, la libertà, l’amicizia, l’amore. Sono, appunto, parole grosse che in questi anni sono state svuotatie. E incontrare anche un mendicante è rendersi conto che questa è l’Italia che incontriamo – la gente che a una certa età perde il lavoro e a quel punto deve ridisegnare la sua vita – è un’Italia che deve ripartire. A noi piacerebbe che questo nostro sforzo da Milano a Napoli, prefigurativo a più livelli – perché, naturalmente, questa camminata l’abbiamo disegnata senza immaginare ciò che poi è avvenuto, ovvero che sia Napoli – punto di arrivo – che Milano – punto di partenza – a breve avrebbero visto uno sconvolgimento politico epocale… La vittoria di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli… Ecco, mettiamola così. In un certo senso l’idea di questo nostro “cammina cammina”, a cui le persone si possono aggregare lungo il percorso, anche per una tappa, anche per due, anche per pochi metri, ci piace immaginare che abbia portato fortuna ai due, a Pisapia e a De Magistris. Ora, abbiamo rivolto un appello ad entrambi: perché non venite con noi a percorrere l’ultimo chilometro di strada, una volta arrivati alla periferia di Napoli? Quel tratto potremmo anche condividerlo con i nuovi sindaci delle due città simbolo di quest’Italia da ricostruire.
Prima di salutarvi, voglio ricordare l’ultima serata, 30 maggio, quella tappa era la Pontremoli-Aulla. Una tappa lunghissima e faticosissima, per giunta interrotta in più punti da cartelli con divieto d’accesso che ci hanno obbligato a cercare sentieri nuovi e, devo dire, faticosi da rintracciare. Bene, dopo 11 ore di marcia siamo arrivati ad Aulla, accolti da don Giovanni il quale aveva imbandito una tavola con la pizza e la farinata e altri generi di conforto, le bibite ecc. Bene, quella sera, sempre lì, nel punto di approdo, la sua parrocchia – c’è anche un museo della Francigena – si è tenuto un incontro pubblico al quale abbiamo preso parte, ha preso parte soprattutto Paola Scarsi, la quale ha conversato con noi e le persone che erano presenti sul tema del cammino laico. Naturalmente poi è toccato noi a raccontare questa esperienza e l’abbiamo fatto ricordando anche alcuni principi unificanti del nostro cammino. Si tratta di una idea laica; a differenza di altri, per noi è un’esperienza collettiva. Stiamo parlando di una marcia che condividiamo insieme a molti, infatti lo abbiamo definito un cammino non a caso, che è diverso dal pellegrinaggio mosso da altri sentimenti, anche religiosi. La nostra invece vuole essere un’azione, un viaggio da fare insieme, per uscire da un certo gioco di parole d’ordine solo politiche di questi anni…; a noi pare un gioco piccolo piccolo di fronte ai temi che ho elencato prima, dalla salute all’amore. A noi interessa questo altro percorso e ci pare che camminando valli e sentieri si incontrano le persone di cui stiamo parlando, in ultimo il nostro Luigi che chiede l’elemosina.”

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