Da Pietrasanta a San Miniato…

…passando per maledizioni, referendum e cretti. Il diario del cammino di Gabriella Fuschini

Riprendiamo con piacere gli appunti sparsi di viaggio pubblicati sul “Primo amore” da Gabriella Fuschini, che del suddetto blog/rivista è cofondatrice e redattrice.

Passare dalla progettazione all’atto, dall’immagine interiore alla più concreta realizzazione a volte non è facile. Per niente facile.
Venerdì 20 maggio quando dalla Cascina Cuccagna il gruppo è partito e l’ho accompagnato camminando un’ora scarsa per poi correre a lavorare, mi si era appiccicata addosso una sensazione di incompiuto. Già.
Poi una settimana dopo in piazza Duomo per la chiusura della campagna elettorale sotto la pioggia prendo la decisione: parto e mi sparo tre tappe di fila, approfitto del ponte e mi tolgo di dosso questa letargia che mi avvolge da un po’ di tempo come una coperta calda, rassicurante. Mi annoiano gli intellettualismi, sono stufa di parole e ho fame di rigenerazione partecipata non solo pensata. Così telefono ad Antonio e programmiamo partenza e tappe.
Arriviamo di notte a Pietrasanta, tutti dormono nel convento. Mi muovo in silenzio e al buio cercando di non disturbare nessuno, sono abituata a fare vita di gruppo ma ogni volta è un’esperienza profondamente diversa; so pure che farò  fatica a dormire.

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Pietrasanta – Lucca e la maledizione MP

Inizia l’avventura. Non ho mai camminato così a lungo e in effetti dopo due ore di marcia comincio a sentire forti fitte alle anche come un coltello piantato nei glutei. Si scherza, le due ragazze di Torino mi dicono ridendo che sono fortunata: vuol dire che i muscoli ci sono ancora. E’ in quel momento che mi accorgo della bellezza del sentiero lungo l’argine del fiume, sembra avere ordito e trama come una tela che tiene compatto il terreno e dimentico i dolori. Sul sentiero che porta a Monte Magno l’incontro con l’imprevisto tra i rovi che mi fanno rimpiangere di non avere un bastone sento una voce: buca! A mia volta ripeto per gli altri.
Peccato che siano più d’una le buche e la distrazione è fatale. Il piede destro scivola, perde la presa e mi ritrovo sprofondata fino alla vita; cerco di tirarmi fuori aggrappandomi ai rovi, niente da fare: vengo letteralmente sollevata come un sacco di patate da Giovanni. In quel momento non sapevo ancora della famosa maledizione MP. Trattasi di un’antica maledizione che promette cadute in dirupi e morte dei camminatori per dare sollievo a chi lancia la maledizione solitamente affetto da gastrite cronica. Ne vengono colpiti spesso Scout o tesserati Azione Cattolica. Le donne e gli uomini con spirito d’avventura ne sono immuni, forse è per questo che mi salvo.  La giornata si conclude con gli ultimi cinque chilometri sotto una pioggia torrenziale, piove talmente forte che mantelle e impermeabili diventano un impaccio. Arriviamo all’ostello e tutto si stempera nell’allegra confusione di stendibiancheria improvvisati e ricerca forsennata di giornali da mettere nelle scarpe fradice. Con Antonella si ride mentre si accartocciano pagine di Repubblica che un’anima gentile ci ha regalato.

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Lucca – Altopascio e referendum sull’acqua

Non pensavo di riuscire ad alzarmi e invece.
Tappa facile: percorso in pianura, molto asfalto e sole. Cammino in solitudine osservando la campagna con le case circondate da terreni coltivati a cereali e noto bandiere appese ai cancelli che invitano a votare il sì per il referendum. Sono molte e per la prima volta ho la certezza che il quorum sarà raggiunto in questo paese dove lo scollamento tra realtà e politica diventa sempre più evidente. Se la visione si allargasse, se si superasse quell’autoreferenzialità così provinciale della nostra politica, se…
pensieri interrotti dalla signora uscita di casa che offre acqua fresca a tutti.
All’arrivo ad Altopascio la palestra comunale mostra i segni del tempo soprattutto nei bagni le cui docce ricordano docce velenose di antica memoria ma ben nitide nelle menti di ognuna di noi come un archetipo depositato alla faccia di negazionisti e revisionisti. Sarà per questa immagine poco luminosa che vado a cercare con Giuseppe una torcia al piccolo market lì vicino. Troviamo un reperto anni cinquanta tipo DDR color verde malva che diventa oggetto di risate ma utilissimo durante la notte per poter andare in bagno senza rischiare di sbattere contro i muri e soprattutto tenere lontana la maledizione MP sempre in agguato. E sempre quel raro oggetto che per gioco  chiamo Stasi, permetterà di scovare un bagno nuovo e salvarci dalla turca intasata.

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Altopascio – San Miniato e il cretto

Stamani siamo in molti: ci hanno raggiunto parecchie persone tra cui Serena arrivata in treno da Torino con cui si parla della fatica di organizzare le tappe da Roma a Napoli. La  Francigena termina a Roma e da lì non è facile organizzare gli spostamenti ma Serena è una donna piena di iniziative e si sta sbattendo non poco per trovare soluzioni. Ci sono un po’ di infortuni lievi: caviglie e ginocchia infiammate e vesciche fastidiose che i camminatori tendono a minimizzare. Percorriamo la tappa a ritmo sostenuto per evitare la grandinata prevista nel tardo pomeriggio, tappa che mostra sentieri spettacolari e dove incontriamo una giovane donna che in solitaria  sta  rifacendo le indicazioni dei viottoli della Francigena  per segnalare poi ai comuni di pertinenza i problemi riscontrati. E’ un mondo incredibile quello del cammino, in ogni luogo dove ci fermiamo incontriamo persone che ci raccontano la loro esperienza del camminare. C’è un intero popolo nomade nell’anima che si muove e traccia storie un po’ alla Chatwin. Il camminare diviene una modalità per conoscere luoghi ma anche incontrare persone e tessere la propria storia attraverso lo spostamento.

Foto: Lorenzo Busetto

Dopo aver attraversato Fucecchio andiamo lungo sentieri nella campagna che sembra una steppa, passiamo sotto un ponte in costruzione che ci rivela un cretto naturale dove i nostri passi creano suoni secchi che l’eco amplifica e risuonano così forte da evocare ricordi di versi letti tempo fa. All’uscita si parla di poesia con Andrea, Chiara, Jonny e Giuseppe, si parla di Sannelli e la sincronicità tutta Junghiana del fatto non può essere trascurata. Tornata a casa cerco nel pc un pdf scaricato de Lo SCHERMO e trovo i versi con cui omaggiare Sannelli e la mia fatica.

“Questa umanità è estrema. Ma è personale: inonda
una, acqua, quegli strumenti, occhi,
con le gocce; l’uno guarda l’altro. Uno
cerca l’altro! Quello che varia, varia, salta, ride.
Seguono infinite glosse, con lo studio.”

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